Conflitti

Come Leonardo occupa scuola e atenei

Rilanciamo questo articolo pubblicato su Micropolis

Mentre l’Europa (e il mondo) si riarmano e buona parte degli arsenali si svuotano a causa dei conflitti in corso l’industria bellica si appresta a incassare i dividendi sotto forma di commesse miliardarie pagate dai bilanci pubblici. Ma allo stesso tempo ha un’occasione ghiotta per espandere la sua influenza sulla società, inclusi settori strategici come scuola e università. Strategici non solo perché da lì arriveranno i futuri lavoratori – tecnici, manager, venditori, operai – ma anche perché il sistema formativo è una fucina in cui si forgiano le coscienze, si indottrinano i futuri cittadini e i futuri combattenti. Ed è anch’esso una generosa fonte di capitali pubblici.

Leonardo, ex Finmeccanica, società di Stato dell’industria meccanica, poi Spa controllata al 30% dal MEF, 50% di investitori istituzionali e il resto individuali, dopo la dismissione di una buona parte delle aziende del ramo civile concentra in sé quasi tutto ciò che resta dell’industria pubblica della difesa – aerospazio, elettronica per la difesa e la sicurezza, veicoli da combattimento, sistemi di artiglieria navale e per mezzi terrestri. Resta fuori solo la divisione militare di Fincantieri. Ha bisogno di talenti scientifici in un paese che ne produce pochi e perciò da anni ha un programma articolato di collaborazione con scuole e università, in particolare nel campo delle materie scientifiche, le cosiddette STEM. Vediamo alcuni esempi.

A settembre 2022 presso l’Istituto Matteucci di Roma viene inaugurato il primo liceo digitale, uno scientifico che, spiega la preside Maria Gemelli, prevede l’insegnamento delle materie tradizionali con l’aggiunta di economia aziendale e diritto. Tuttavia “la novità è che gli esperti di Leonardo sono a scuola, affiancano i docenti, nel primo biennio in laboratori che li guidano verso l’IA e nel triennio superiore per fare degli stage direttamente in azienda”. Insomma, precisa la dirigente scolastica, “i docenti, che sono stati formati per tutto lo scorso anno scolastico da Fondazione Leonardo sono affiancati da esperti esterni in compresenza”, coronando “quell’osmosi tra azienda e scuola, di cui beneficiano entrambe le realtà”.

Sulla piattaforma didattica Edulia-Treccani Fondazione Leonardo-Civilità delle Macchine gestisce il programma “A scuola di STEM”. Autore e coordinatore delle lezioni è Alessandro Morbioli, regista RAI di Superquark. La conduzione è affidata a Ilaria Iacoviello e Antonio Santamato (head of Education e responsabile del Progetto Social Labs di Fondazione Leonardo) e Massimo Polidoro (divulgatore scientifico). L’iniziativa è frutto di un protocollo siglato a fine 2024 tra il Ministero dell’Istruzione e la stessa Fondazione. In sostanza sulla piattaforma di Treccani vengono caricate ogni tre settimane videolezioni accessibili sia ai docenti sia agli alunni, corredate di test per verificare l’apprendimento e altro materiale: documenti e podcast su temi come cybersicurezza, teoria dei quanti, nuovi materiali, spazio, sostenibilità e cambiamento climatico, urban air mobility, IA e robotica.

Da Edulia è possibile accedere anche a O.P.E.N., il metaverso di Leonardo ospitato sulla piattaforma di videogiochi The Nemesis: una volta scelto il proprio avatar, è possibile guidarlo in un ambiente virtuale, rispondere a quiz di argomento scientifico – A cosa è dovuta la colorazione rossa di Marte? A che velocità bisogna viaggiare per uscire dal campo gravitazionale della Terra? – conoscere le attività di Leonardo, pilotare virtualmente aerei ed elicotteri, sapere le ultime novità sul supercomputer Da Vinci e conoscere le posizioni lavorative disponibili in azienda.

Veniamo all’università. Leonardo, annota il Sole24Ore, possiede “Un ecosistema collaborativo […] che conta oggi più di 90 università e centri di ricerca con circa 400 progetti in corso, di cui 100 dottorati, a livello globale e con numeri in costante crescita, soprattutto all’estero. Sul territorio nazionale l’azienda ha all’attivo collaborazioni con circa 60 atenei e centri di ricerca, di cui 19 al sud e isole, oltre ai 44 PhD attivati nel 2021, con un impegno già sottoscritto a finanziarne più di 90 entro il 2022 e 5 accordi quadro in essere.” Inoltre “In alcuni atenei Leonardo è coinvolta direttamente nelle commissioni di indirizzo dei dottorati e nel collegio dei docenti”. L’obiettivo dichiarato è “evolvere verso un modello che si adatti ai giovani ad alto potenziale per attrarre talenti – Leonardo, infatti, si fonda sulle capacità ingegneristiche che corrispondono a circa il 42% dei profili ricercati – e […] incentivare la collaborazione col mondo accademico attraverso lo strumento dei dottorati industriali e la creazione di ecosistemi per il trasferimento tecnologico”.

Come osserva Michele Lancione, docente del Politecnico di Torino, in Università e militarizzazione. Il duplice uso della libertà di ricerca, (2023), queste collaborazioni sono il volano di una strisciante militarizzazione degli atenei, che passa attraverso le cosiddette tecnologie dual use, con applicazioni sia civili che militari. Infatti “le tecnologie per il lancio di satelliti in orbita terrestre e quelle relative all’esplorazione spaziale non sono diverse rispetto a quelle utilizzate per lo sviluppo di missili balistici intercontinentali. Un razzo è sempre un razzo”. Di per sé ciò rientra nella possibilità di utilizzare una scoperta scientifica per uno scopo diverso da quello per cui era stata pensata (anche se non sempre gli scienziati procedono con uno scopo definito e univoco). D’altra parte però con questo tipo di collaborazioni il complesso militar-industriale finisce per giocare un ruolo sempre più cruciale negli atenei e al rischio che usi le scoperte fatte nei laboratori pubblici a scopi militari si aggiunge quello ben più insidioso che possa usare l’immagine “neutrale” di un’istituzione scientifica pubblica per legittimare iniziative tutt’altro che neutrali, nonché indirizzare la ricerca e persino la didattica.

Lancione cita la collaborazione tra il DIST del Politecnico di Torino e Frontex, l’agenzia europea incaricata di contrastare i flussi migratori “illegali”. Perché, si chiede Lancione, un ente con un budget di 5,6 miliardi di euro ha bisogno di un’università italiana per farsi confezionare delle mappe che potrebbe produrre in proprio? Perché il nome del Politecnico di Torino legittima i dati forniti dall’agenzia, che del resto chi fa le mappe non sempre ha la possibilità di controllare né di confezionare in modo scientificamente rigoroso. Nelle mappe del DIST per Frontex, ad esempio, le dimensioni delle frecce dei flussi migratori sono sproporzionate rispetto ai numeri reali e dunque avallano graficamente l’idea dell’ “invasione”. Inoltre il contratto col Politecnico prevede che Frontex possa modificare le mappe prodotte dal DIST senza bisogno di autorizzazione da parte dell’università. “In sostanza, il mio dipartimento legittima l’operato di Frontex e non ha nessun controllo su come tale legittimazione possa essere strumentalizzata” conclude Lancione.

Tornando a Leonardo, attraverso il programma Deep Dive la holding della difesa offre agli studenti dell’ultimo anno di un corso di laurea triennale o magistrale in discipline STEM la possibilità di realizzare la tesi di laurea in azienda. “Potrai trascorrere un periodo di full immersion, fino a sei mesi, in una delle sedi Leonardo per sviluppare il tuo progetto di tesi in uno dei diversi ambiti tecnologici, tra cui intelligenza artificiale, high performance computing, cybersecurity, ingegneria dei materiali e aerospazio”, spiega la pagina dedicata del sito aziendale. “Un/a tutor ti seguirà durante tutto il percorso e potrai usufruire di un rimborso spese”.

Leonardo inoltre è partner di alcuni ITS, Istituti Tecnici Superiori, scuole di alta specializzazione tecnologica post diploma, come il Meccatronico Lazio (qui c’è anche il gruppo tedesco della difesa Rheinmetall, socio di Leonardo nella produzione di veicoli militari di terra) e il MA. ME. (Manifattura Meccanica) Campania. Grazie a questa partnership può “formare forza-lavoro specializzata secondo le proprie esigenze, anche beneficiando di stage e corsi di formazione ad hoc e accaparrarsi idee innovative”.

L’occupazione dell’istruzione secondaria superiore e universitaria da parte della holding della difesa pubblica si inscrive per un verso nel lungo processo di aziendalizzazione dell’istruzione in atto dagli anni ‘90, per un altro nella più recente corsa al riarmo e nel clima di “patriottismo europeo” che attraversa anche l’Italia. Perciò in gioco non ci sono solo interessi economici: scuola e università possono essere un potente mezzo di indottrinamento per le nuove generazioni, destinate a fornire carne da cannone alla Patria europea. E le aziende, tanto più se producono armi, chiedono sempre più insistentemente dipendenti-soldati pronti a obbedire senza fare domande e in cambio sono disponibili a offrire posti di lavoro stabili e ben pagati, magari anche con generose compartecipazioni ai dividendi del riarmo. Certo, se analizziamo i contenuti delle iniziative di Leonardo, troviamo molta cautela. I valori di riferimento sono quelli della Scienza e del tradizionale repertorio liberal-progressista – attenzione all’ambiente, alle questioni di genere (superamento del divario uomo-donna nelle discipline STEM), all’impatto sociale di tecnologie come l’IA. Le tecnologie “dual use” sono sempre affrontate sul versante delle applicazioni civili e con un linguaggio il più possibile neutro. Insomma non troveremo mai termini come guerra e armi.

Alla guida della holding e delle sue fondazioni, inoltre, non ci sono militari ma personale politico proveniente in larga misura proprio dal mondo del progressismo liberale – Roberto Cingolani, ex ministro di Draghi e ad di Leonardo, Luciano Floridi, intellettuale di area PD (che a gennaio, in piena era Meloni, ha sostituito Luciano Violante) e Marco Minniti, rispettivamente alla testa delle fondazioni Leonardo-Civiltà delle Macchine e Med-Or. Ed esponenti della “destra intellettuale” – il direttore del comitato scientifico della Fondazione Leonardo è Pietrangelo Buttafuoco. Ma completata l’occupazione del sistema scolastico, quando i venti di guerra soffieranno più impetuosi, cambiare linguaggio, se la Patria lo chiede, non sarà un problema.